Google mette Gemini in mano ai bambini: educazione o espansione di mercato?
L’IA entra nell’infanzia con l’appoggio della Casa Bianca, ma l’ONU avverte: i più giovani vanno protetti, non profilati.
"L'istruzione è l'arma più potente che si possa utilizzare per cambiare il mondo". A dirlo è stato Nelson Mandela durante un discorso alla Madison Park High School di Boston, il 23 giugno 1990.
Da allora sono passati 35 anni e la Silicon Valley, a quanto pare, l'ha interiorizzata come meglio non si poteva. Perché se educhi i bambini a usare i tuoi prodotti, avrai adulti che saranno tuoi clienti. E dunque sì, il mondo lo stanno cambiando… ma a proprio vantaggio.
Lo strappo di Google
L'IA, lo abbiamo scritto molte volte, è uno strumento rivoluzionario ma da maneggiare con cura. Apparentemente incurante dei fiumi d'inchiostro scritti al riguardo, Google ha annunciato in queste ore che il suo chatbot di intelligenza artificiale, Gemini, sarà presto disponibile anche per i bambini sotto i 13 anni attraverso gli account Family Link gestiti dai genitori.
I minori potranno usare Gemini per fare domande, ricevere aiuto nei compiti e inventare storie, in un ambiente pensato per essere sicuro e filtrato. L’azienda ha assicurato che i dati dei bambini non verranno usati per addestrare i modelli e che saranno attivi dei “guardrail” per evitare contenuti inappropriati.
E però, Google ha avvisato anche che potrebbero comunque verificarsi errori e invita i genitori a vigilare, e a spiegare ai figli che l’IA non è umana e che le risposte vanno sempre verificate.
Al netto dell’ultimo avvertimento sul fatto che potrebbero comunque essere trasmessi ai minori contenuti inappropriati, l’iniziativa segna un passo significativo verso l’integrazione dell’IA nell’infanzia.
Aprendo, al contempo, interrogativi etici e commerciali sul ruolo delle big tech nella formazione dei più piccoli. Da cui questo articolo.
I bambini sono il prossimo target delle Big Tech?
Lo scorso 23 aprile, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo intitolato “Advancing Artificial Intelligence Education for American Youth”.
Il testo, molto dettagliato, ha un obiettivo chiaro: portare l’intelligenza artificiale dentro il sistema educativo americano fin dalle elementari.
Viene così istituita una task force nazionale, si promuove un uso massiccio di strumenti IA da parte degli insegnanti, e si lancia anche una “Presidential AI Challenge” per premiare scuole e studenti innovativi.
In altre parole, l’IA sta per diventare un interlocutore quotidiano anche per i bambini. L’annuncio fatto da Google e che abbiamo riportato qui sopra, non poteva trovare un migliore viatico.
Tra educazione e fidelizzazione
L’iniziativa è ambiziosa e ha anche delle buone ragioni: prima si impara a usare l’IA, meglio ci si prepara al mondo che verrà. Nessuno può negare che familiarizzare con questi strumenti fin da piccoli sia utile, soprattutto se si vogliono formare cittadini digitali consapevoli.
Le IA possono spiegare concetti difficili, aiutare nello studio, adattarsi ai diversi stili di apprendimento e perfino stimolare creatività e pensiero critico. Ma è lecito avere il dubbio che qui non si tratti solo di scuola, ma anche — e forse soprattutto — di un'operazione di mercato.
Le IA sono sempre più coscienti. Meritano anche dei diritti?
Nel dibattito sull’intelligenza artificiale, siamo abituati a porci sempre la stessa domanda: e se un giorno ne perdessimo il controllo?
I bambini rappresentano infatti una nuova generazione di utenti da educare, sì, ma anche da fidelizzare. E in un settore dove l’adozione rapida fa la differenza tra vincere o sparire, arrivare per primi nelle mani (e nelle menti) dei più giovani può offrire un vantaggio competitivo enorme.
L’introduzione di Gemini per gli under 13, proprio nelle settimane successive alla firma dell’ordine esecutivo di Trump, sembra tutt’altro che casuale. Anche perché, come ben sappiamo, al giuramento di Trump erano presenti diversi top executive del mondo tech, molti dei quali hanno contribuito finanziariamente al suo insediamento.
Tra loro, per l'appunto, c'era anche Sundar Pichai, CEO di Google. Siamo allora di fronte a una restituzione di favori? Difficile dirlo con certezza ma il tempismo e l’allineamento d’intenti inducono a una riflessione.

L’allarme dell’ONU
A prendere posizione con chiarezza è stata l’UNICEF, che nel report “Generative AI: Risks and Opportunities for Children” ha elencato opportunità e minacce dell’IA generativa per i minori.
Se da una parte si riconoscono i benefici in termini di apprendimento personalizzato, accessibilità e creatività, dall’altra si segnalano gravi rischi: disinformazione, manipolazione cognitiva, erosione della privacy, deepfake, adescamento online, fino alla produzione di materiale illegale generato da IA.
In un passaggio particolarmente netto, l’UNICEF scrive che “i bambini sono altamente suscettibili alle tecniche di microtargeting, che possono influenzare la loro visione del mondo, minare la libertà di espressione e violare la loro privacy”.
I chatbot, aggiunge il report, potrebbero conquistare la fiducia dei bambini parlando come se fossero amici reali, per poi indirizzarli — consapevolmente o meno — verso visioni predefinite. E questo vale tanto per fini commerciali quanto politici.
Il lungo assedio a Google è il preludio al suo declino?
Google, una volta sinonimo di innovazione e supremazia digitale, si trova oggi al centro di una tempesta perfetta che minaccia non solo il suo modello di business, ma anche il suo stesso ruolo nell’ecosistema online.
Dalla prudenza di Biden alla spinta di Trump
Vale la pena ricordare che l’amministrazione Biden aveva scelto una strada molto più prudente. Con il “Blueprint for an AI Bill of Rights”, aveva indicato principi guida per proteggere i cittadini — e in particolare i minori — dall’uso improprio dell’IA.
Il focus era sulla trasparenza degli algoritmi, sulla protezione dei dati e su un’integrazione lenta e regolata nelle scuole. Biden aveva chiesto alle piattaforme di agire con responsabilità e aveva coinvolto le agenzie federali per impostare standard solidi prima di aprire all’adozione su larga scala.
Il passaggio cui ci riferiamo è quello che stabilisce che "Devono essere previste protezioni e restrizioni rafforzate per i dati e le inferenze relativi a domini sensibili — come salute, lavoro, istruzione, giustizia penale e finanza — e per i dati riguardanti i giovani, che devono essere prioritariamente tutelati”.
Con Trump, il vento è cambiato. L’adozione è vista come un motore di crescita e leadership globale, e la priorità sembra essere quella di correre, più che regolare. L’IA diventa un asset strategico nazionale, da spingere anche tra i più piccoli per non perdere terreno nella competizione internazionale.
Il problema è che, così facendo, si rischia di mettere il carro davanti ai buoi: l’educazione all’IA serve ma serve prima ancora una cultura critica dell’IA. E un impianto normativo in grado di proteggere chi è più esposto, cioè proprio i bambini.
Google, AI Overviews e il tradimento dell’editoria online
A guardarla oggi, la tempesta che si sta abbattendo su centinaia di piccoli e medi editori web sembra inarrestabile. Da mesi i segnali si moltiplicano, da più parti del mondo e in quasi tutti i settori: i siti che offrono contenuti originali e di qualità stanno perdendo traffico.
Etica, mercato e responsabilità
Non è sbagliato, in sé, portare l’intelligenza artificiale in classe. Anzi, è probabilmente necessario. Ma bisogna farlo con equilibrio, consapevolezza e regole chiare. Altrimenti si rischia di trasformare uno strumento formativo in una macchina di fidelizzazione precoce.
In questo scenario, la scuola dovrebbe essere uno spazio di libertà, non un canale preferenziale per le aziende tecnologiche. Ne consegue che l’idea di mettere Gemini in mano ai bambini non è pericolosa in sé, quanto il modo in cui viene attuata.
Prima si impara a usare l’IA, meglio è, certo. Ma serve un’IA costruita per i bambini, non bambini costruiti per l’IA.
"si rischia di trasformare uno strumento formativo in una macchina di fidelizzazione precoce"... ma magari fosse solo questo... lo strumento "formerà" con contenuti ben scelti dall'amministrazione al potere per creare sudditi istruiti nella direzione voluta...