Trump ora paga in crypto chi posta sul suo social
Con il Patriot Package, Truth Social lancia le ricompense in criptovalute grazie alla collaborazione con Crypto.com. Trasformando l’engagement in un investimento politico.
Quando si parla di social network, la narrativa dominante è quasi sempre la stessa: engagement, pubblicità e dati degli utenti che diventano oro per le aziende. Ma con l’ultimo aggiornamento di Truth Social, la piattaforma di Trump Media, il copione cambia.
Qui non siamo più di fronte alle consuete dinamiche dei social tradizionali ma a qualcosa che assomiglia molto di più a un esperimento di gamification intrecciato con il mondo delle criptovalute. E, inevitabilmente, con la politica.
Il Patriot Package
Come accade su X, anche Truth propone un abbonamento da 9,99 dollari al mese che offre funzioni extra su Truth Social e contenuti esclusivi su Truth+, la piattaforma di streaming di Trump Media.
Solo che (poteva essere diversamente?), non si chiama Truth Plus o Truth Premium, bensì Patriot Package, traducibile in “Pacchetto Patriota”.
Ebbene, Trump Media ha annunciato ieri che gli utenti che sottoscrivono il “Patriot Package” avranno accesso a nuove funzioni premium e a un sistema di ricompense basato sui cosiddetti gems, punti digitali che si guadagnano interagendo con la piattaforma.
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Trasformare Truth Social in una piattaforma dove l’attività degli utenti viene “premiata” con ricompense digitali, non sarebbe nulla di nuovo. Non fosse che questa volta i gems non restano confinati all’interno di Truth Social come un badge o un riconoscimento simbolico.
Piattaforma incentivata
Il passo in più compiuto ieri da Trump Media è che questi gems diventano convertibili in criptovaluta "reale" grazie all’integrazione con il wallet di Crypto.com. In pratica, scrivere, interagire, guardare contenuti o partecipare a certe attività sulla piattaforma, può tradursi in un ritorno economico tangibile.
Questo sposta il modello di truth da semplice social network a piattaforma incentivata, dove l’engagement non ha solo un valore sociale o di intrattenimento ma anche finanziario. È lo stesso principio che in passato abbiamo visto nei sistemi “play-to-earn” del mondo gaming e negli esperimenti di social crypto come Steemit o Friend.tech: più partecipi, più guadagni.
La differenza è che qui il progetto porta il marchio Trump, quindi s'intreccia con dinamiche politiche e con l’immagine di un presidente in carica che, oltre a guidare il Paese, promuove un sistema di ricompense crypto integrato nei suoi canali di comunicazione. Il che inevitabilmente alimenta il dibattito sui suoi conflitti di interesse.
Non che finora se ne sia mai curato particolarmente, s'intende: basta ricordare l’invito a cena esclusivo da parte del Presidente degli Stati Uniti per i migliori acquirenti di $TRUMP.
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La partnership con Crypto.com
Qui sta il nodo della questione e dunque la ragione di questo articolo. Il presidente degli Stati Uniti non è più soltanto il volto pubblico di una piattaforma social, ma l’azionista di maggioranza di un’azienda che intreccia i propri interessi finanziari con quelli di un colosso come Crypto.com.
Non si tratta solo di una collaborazione tecnica: Trump Media ha acquistato circa 105 milioni di dollari in token Cronos (CRO), mentre Crypto.com ha investito 50 milioni di dollari in azioni di Trump Media, con vincoli di lock-up. Un’operazione incrociata che lega a doppio filo le sorti della società del presidente e quelle dell’exchange.
A rendere la vicenda ancora più delicata è il contesto politico: Trump ha già dimostrato di voler allentare la stretta regolatoria su banche, mercati e settore fintech, e lo stesso comparto crypto ha visto sotto la sua amministrazione un freno alle attività di vigilanza di SEC e altre agenzie federali. A questo aggiungiamo anche World Liberty, il recente progetto crypto dei figli di Trump.
Che ora proprio Trump Media si allei con Crypto.com per costruire un modello di social incentivato in criptovalute, non è quindi una coincidenza ma la prosecuzione di una strategia dove interessi privati e scelte di policy finiscono per sovrapporsi.
C’è poi un ulteriore livello da considerare: l’impatto culturale. Truth Social si rivolge a una base politica già fidelizzata, spesso pronta a interpretare ogni mossa del presidente come un gesto identitario. Introducendo un sistema di ricompense economiche agganciato alle criptovalute, il rischio (o l’opportunità, dipende dai punti di vista) è che il sostegno politico si mescoli con il guadagno economico diretto.
In altre parole, postare, condividere e partecipare al “social del presidente” diventa non solo un atto di militanza ma anche un investimento, un potenziale ritorno monetario.
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Fedeltà a pagamento
Se fino a oggi i social network hanno basato il loro successo sull’advertising e sulla monetizzazione indiretta degli utenti, Trump sembra voler ribaltare la logica: fidelizzare gli utenti pagando, o meglio, promettendo un guadagno in criptovaluta.
È un approccio che rompe gli schemi e che, proprio per questo, solleva inevitabili interrogativi: fino a che punto un presidente può mescolare la sua immagine istituzionale con un modello di business che lo arricchisce direttamente? E soprattutto, quanto questo modello rischia di amplificare la polarizzazione, trasformando il consenso politico in una sorta di “play-to-earn” elettorale?
In fondo, il meccanismo è semplice e potente: più scrivi su Truth Social, più guardi contenuti su Truth+, più accumuli gems. E quei gems, grazie a Crypto.com, possono diventare Cronos, e quindi soldi. Un sistema che prende in prestito le logiche del gaming e del web3 per trasformare la politica in un marketplace gamificato.
Se il futuro dei social passa da qui, non è più solo questione di like o di follower, ma di wallet. E nel caso di Trump, quel wallet non è soltanto digitale ma anche politico.
Stefano Silvestri






